mercoledì 22 settembre 2010
un peccato di terzo tempo, n. 50
Peccato per il terzo tempo della settimana prossima che non ci sarà.
Il vero peccato viene compiuto a tradimento, a partita finita, quando un ammutinamento dello spogliatoio fa sì che l'impegno agonistico della serata, quello con scarpini e forchette, venga ignorato senza preavviso da metà del team.
Se due persone non si presentano in campo senza avvertire, perfino Benny ha il diritto di incazzarsi.
Se due persone non si presentano a tavola, dopo che voci su un menù superbo si sono rincorse per tutta la settimana, il minimo è che il povero coglione ai fornelli sacramenti in giapponese. 馬鹿やろ!!
Poi, tutto come prima, ma per colpa dei vigliacchi, lunedì ve ne andate affanculo in pizzeria. Punto.
Eppeccato, perché la cena d'eccezione, smaltita eroicamente dai gladiatori della tavola, ha previsto tre portate di alta scuola, tutte autoprodotte come al solito, ma con in più la creatività di esperimenti felici:
per accompagnare il mojito, l'antipasto di pomodorini conditi su fetta di pane caldo;
Per primo i rigatoni sono conditi con sugo di tonno e pesto di finocchietto selvatico (un po' come Vasco) raccolto e cucinato per l'occasione.
La chilata di moscardini fritti viene accompagnata dal resto del pane fatto in casa e innaffiata da due fiale di gran livello, generosamente fornite da Plotino. Con tanti auguri per chi ha festeggiato in tavola come all'anagrafe.
venerdì 17 settembre 2010
terzo e quarto tempo, apoteosi; n. 49
Ma il vero incontro era appena iniziato.
Le piantagioni di menta della capitale venivano saccheggiate per produrre la tanica di mojito necessaria a dissetare gli atleti, accolti da una inedita gricia con pasta fresca, le trofie riportate dalla trasferta genovese del cuoco.
Alcolici di svariatissimo tipo venivano tracannati con fare solito, a garganella senza distinguere cioè tra una birra Chimay, verdicchio o barbera.
Il generoso coach supportava per una volta il lavoro dell'ebbro
errante, collaborando in modo sostanziale alla cena, con due barattoli di ambrosia toscoumbra, più un apporto caseario ottenuto da compare Turiddu in cambio dell'aiuto sulla pratica di condono di due nuraghe.
La serata riserva ancora due colpi di scena; uno gastronomico, perché dopo questa orgia di carboidrati e salumi, la fucina sforna ancora una doppia crostata, con crema pasticcera e more raccolte con le manine del padrone di casa.
La mezzanotte era scoccata da tanto, e con lei le palpebre di Capitan Bebo avevano seguito il loro percorso solito, nonostante l'afflusso di commensali gli impedisse di afflosciarsi sull'amato divano. Tutto sembrava pronto per un allegro commiato, quando Umberto imbracciava la clava della polemica, e cominciava a menar fendenti nell'aria, all'indirizzo della pax juventina costituita dal duo Vasco-Plotino. Il prof, abituato a dissertare con meneghini sazi di scudetti, veniva investito da un ciclone dialettico sconosciuto all'ombra della madonnina; il coach era allibito, per niente abituato a veder contestare le sue tesi soggettivamente oggettive, balbettava dati e produceva prove che avevano il valore delle repliche del pastore tedesco, nulle cioè; e si disorientava di fronte a un contendente che, invece di lasciarlo straparlare come al solito, lo sfidava elencando tante cazzate quante lui! era troppo, era intollerabile, il tosco-umbro-marchigiano batteva i piedi impotente e rabbioso, saltando sulla sedia di continuo, aggredito dalla logica teutonico-giallorossa! dopo le prime ore di scontro verace, Serusuke aveva le orecchie indolenzite e le palle fracassate; si ritirava nelle cucine chiudendosi la porta alle spalle, per smorzare i decibel delle urla belluine. Tutti i tentativi di Fiordello di allentare la tensione con umorismo di aldofabriziana memoria cadevano nel nulla, mentre Tarzan Tanzini si divertiva a buttare fusti di benzina sul rogo della polemica. Quando il capitano decretava l'ora del ritorno a casa, non riusciva a smuovere i Moggi-boys, che tentavano l'estremo assalto alle tesi avverse: e anche una volta messi cortesemente alla porta dal padrone di casa con un calcio in culo alle 2,30a.m., il contenzioso si spostava in strada, per spegnersi solamente al rumore dei secchi d'acqua dei vicini. La vetta è stata dunque raggiunta; lunedì prossimo si torna alla routine, la caccia al caino, e Ivano, ammesso che si presenti, non potrà essere testimone di un simile tripudio di minchiate. LOL
mercoledì 15 settembre 2010
La verità sul Calcetto
Quest’ultimo postulato, in particolare, è stato incardinato nelle coscienze di milioni di ragazzini di tutto il mondo; quegli stessi ragazzini che, coi cuori colmi di speranza e un pallone di stracci sotto braccio, si avvicinano ai cancelli del Mohammed Atta Colosseum, per un provino che gli consenta di entrare nel team di calcetto più prestigioso del mondo; e su questo assioma si sono costruite leggende metropolitane e teorie complottistiche.
Perché Leo, che non stoppa un pallone neppure con le mani (immerse nella melassa) gioca titolare e Ivanhoe, calcettaro dalla tecnica sopraffina, fatica anni per entrare nel giro della titolarità, pur inanellando prestazioni eccellenti dopo prestazioni eccellenti?
Perché Bebo, che c’ha la panza, non corre e tenta sempre la solita, stessa, lisa e usuratissima finta è il Capitano inamovibile (e inamovibile è la parola giusta) e un difensore roccioso come Humbert viene convocato quando ci sono tre morti e quattro feriti nel bollettino medico bianconeruto?
Perché Vasco, che non s’allena più e sta prendendo la forma del Capitano, tecnicamente fa ridere e non ha più nemmeno quella verve blasfema che ne faceva lo scudiscio di Allah viene quando vuole, mentre un attaccante temibile come Tarzan Tanzini è costretto a prendere il treno da Genova al volo, con le scarpette bullonate ai piedi, per venire quando al Coach gli gira?
E Seru? Che è pure mezzo frocio?
C’è chi ha parlato di ingerenze del Vaticano sulle convocazioni (diciamo pure che per Vasco e Serusuke questa motivazione va scartata), chi di agganci tra la dirigenza e il Mossad (e qui, invece, se spiega Seru), chi di signoraggio e di scie chimiche, che ci stanno sempre bene.
Ma la risposta a tutte queste domande, signore e signori, andava cercata proprio lì, su quel campo di calcetto scarsamente illuminato che ogni lunedì ospita le gesta di questo manipolo di eroi romantici, disposti a tutto pur di ritrovarsi per quell’oretta e mostrare al mondo quello che ognuno di loro sa nel proprio intimo: che quei pipponi, quando sono uniti, non possono perdere.
Non chiedetevi perché. E' così, sappiatelo.
E di questa verità, ieri sera, se n’è avuta l’ennesima riprova.
Sul campo del Mohammed Atta Colosseum sono scesi più o meno tutti i Teatranti, in occasione del “Memorial Plotino”. Le squadre non erano state fatte, le formazioni erano ancora segrete, e negli spogliatoi, tra una saponetta che cade e qualche flatulenza di troppo, il Capitano ha proposto: “Perché non facciamo una sfida tra Teatranti Originali e Nuovi Arrivi?”.
20 paia di occhi che si guardano intorno. L’idea solletica i palati. Perché non risolverla qui, come all’OK Corral?
E così è stato.
Da una parte Bebo, Plotino, Serusuke, Vasco e Leo; dall’altra il Fiordello, Ivanhoe, Humbert, Tarzan Tanzini e Cesc Fabrezack, uno che la maglia del Teatro non l’ha mai vestita (e che difficilmente la rimetterà, seddiovole).
Sugli spalti la tensione era palpabile. Non un fiato, non un sospiro. “Solo il Teatro dei giovani può distruggere la gloria degli padri, in un’edipica, epica, sfida”, parevano dire quei silenzi.
E quel silenzio, invece, è diventato tempesta. Tempesta che ha rovesciato il tempo, che ha risvegliato le sinapsi ed ha indurito i muscoli dei Vecchi Leoni ed ha fiaccato le membra dei ragazzi.
E Leo, che ha sbagliato i primi 7-8 appoggi facili facili si è traformato in mattatore, mentre Bebo ha chiuso le porte agli attacchi nemici, ha ricucito ed ha costruito.
Ed i gol sono venuti giù a grappoli, figli di scambi rapidi e precisi, di interdizioni rocciose e puntuali, di passaggi millimetrici ed illuminanti.
14 a 5. Quattordici a Cinque.
La Verità è questa.
PAGELLONE
The Originals
Bebo: Interdizione, precisione, abnegazione, concentrazione. Detta ancora una volta la via. Ancora una volta il Teatro lo segue. 8
Serusuke: il bomber storico del Teatro non smarrisce la strada della porta e affonda i colpi nella tenera carne dei giovani teatranti. Quattro reti ed una costante, minacciosa, presenza sulla fascia sinistra. 8,5
Vasco: Due mesi di stop. Non è cambiato niente. Quel piede “po esse fero e po esse piuma”. Potenza e genio. Tre gol, un altro annullato ed un palo colpito con un destro terribile. 8
Leo: L’inizio è disastroso, sembra spossato. Poi si illumina e mette dentro quattro fischioni di rara difficoltà, serve assist e, come se non bastasse, sbuffa e insegue chiunque. Il vero mattatore. 9
Plotino: Quando indossa questa maglia niente gli fa paura. Si traveste ancora una volta da Plotinì e delizia i palati più fini della esigentissima curva bianconeruta con lanci, tocchi di fino e conclusioni fulminee. Ed il miglior punteggio al contapassi. 8,5
The New Breed
Fiordello: Cerca di mettere il suo mestiere al servizio del team, ma presto si infiacchisce e perde precisione nelle conclusioni. I tunnel a Seru non bastano. 5
Ivanhoe: Il fuoriclasse fatica, deve correre per 3 e poi imbastire, ricucire e contrastare, ma viene isolato sapientemente e, pian piano, si spegne, smoccolando. 7,5
Tarzan Tanzini: Parte col botto, segnando presto, ma poi perde la verve, il fiato, il treno. 5,5
Humbert: Ci prova con la solita fisicità straripante, ad opporsi agli attacchi del Teatro, ma quei vecchi marpioni lo aggirano, lo mandano a vuoto con passaggi maligni e poi lo matano quando non è più in grado di difendersi. Uno degli ultimi ad arrendersi, comunque, anche nelle discussioni del terzo tempo. 6,5
Cesc FabreZack: Abituato ai ritmi blandi del Barcellona, viene proiettato nella realtà pirotecnica del calcio teatrante. E’ giovane ed ha belle intuizioni, ma ne ha da magnà de pane e pannelle… 5