Dopo l'ennesima tenzone, questa volta sulla carta stampata, tra due coach troppo simili per dirsi veramente nemici, ecco il vero resoconto, che tutti attendevano, quello del desco. Prima e ultima apparecchiatura dicembrina per il cuoco errante, che ha già preparato gli scarponi per uno stage sui canederli tra le montagne innevate. Ma torniamo a lunedì.
E’ dura. E’ durissima una partita giocata con due coach in campo. Non resta praticamente spazio per niente altro. Enfatti, lunedì la partita ha perso di significato di fronte al fronteggiarsi fronte a fronte dei due giganti del… be’, uno lo sappiamo, gigante del moccolo, del moccoleo e del terzo tempo. L’altro, oltre alla fronte, si è affermato per la testata, giornalistica, scrivendo con stile non sempre candido. A tavola, non è dato sapere se possa competere col suo collega/rivale. Che per la verità ieri è stato messo a dura prova. Si perché l’inizio è andato bene, tequila sunrise per buttare giù una mattonella inusitata di ‘nduja, 20x30cm , praticamente l’antipasto invernale di ordinanza. Ma poi, cade nel tranello, nel modo più semplice possibile: cede alla sincerità; l’ammissione diretta di un piatto senza pelo, e anzi con le scaglie! ORRORE, avrebbe gridato sua madre, che con tanta selvaggina lo ha tirato su! ORRORE, gli avrebbero fatto eco padre e fratellone guardiacaccia! Ma ieri sera Zanelli jr doveva aver fatto abbondante uso di Prozac, a sua insaputa, perché già in campo si presentava docile e mansueto a tal punto che pare alcune malelingue tra gli spettatori abbiano messo in discussione la sua virilità. E anche a tavola si piegava a nutrirsi di cibi nefandi, le alici sciolte nel sugo delle orecchiette alle cime di rapa. Piatto che serviva a evocare lo spirito della Finanza, ormai dedita a chissà quali altri passatempi; data la resa in calo nel gioco cinque contro cinque, si ipotizza abbiano cominciato un torneo di cinque contro uno, la più classica delle attività da caserma.
Finita voracemente la porzione, Vasco si poteva rifare la bocca prima con una badilata di patate al forno, e poi con un dolce di fronte al quale gli si illuminavano quegli occhietti spiritosi. Per un’altra fetta di crostata alle visciole sarebbe stato in grado di bestemmiare pure il nome di Amauri, ma non ce n’è stato bisogno, la torta era finita; si è consolato grazie all’apporto alcolico di Bebo, che con boccia di Jagermaister addolciva l’amarezza del suo lìder.
Pensate ai regali adesso, che la prossima prova maiuscola del Teatro, sarà per il 2009! Hasta siempre.
3 commenti:
Per conoscere le elevate qualità delle mie mandibole non hai altra chanche che invitarmi almeno una volta al tuo desco. Il problema è che io non sono Giamburrasca e non mi è sufficiente la pappa col pomodoro... Magno (e "arieggio") come un cavallo da tiro jugoslavo e aspiro alcolici come un'idrovora! E poi bisogna vedere chi inviti, come ben sai io non vado dove viene anche Candido e viceversa, ci sarebbe un evidente conflitto di interesse che vogliamo evitare di alimentare. Rischiamo poi che si dica che lui scrive cose benevoli nei miei confronti...
Comunque non ho dubbi, la disfida degli stomaci dei coach, anche se combattuta, potrei aggiudicarmela io! Per il calcio invece dobbiamo riparlarne, almeno dopo il ritorno degli incerottati...
messa così, con quel "almeno una volta", chi non si va a rispulciare il blog non vedrebbe reiterati inviti che sono giunti, via etere, via Vasco, e via piccione viaggiatore, a Benny fin dalla prima disfida al Nomentano. Forse dovresti dirglielo, zu Nittu, oppure mi rivolgerò a Candido per recapitare messaggio. E rifiutare l'invito al terzo tempo è offesa da lavare col sanguinaccio
Bene, questa mi sembra proprio (direbbe Marlon Brando padrino) un'offerta che non si può rrifiutare! Quando ripartiremo a gennaio fammi avere luogo e giorno in cui incroceremo le forchette in segno di sfida!
P.s. : comunque Vasco nun m'aveva detto 'n cazzo
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