martedì 28 ottobre 2008

terzotempo: notiziario enogastroduodenale n.3

Purtroppo, il giorno in cui si doveva brindare intorno al tavolo del terzo tempo di Babette, siamo costretti a iniziare affrontando il solito balletto delle cifre: saranno state più o meno di due milioni le cazzate urlate in campo dal coach? (Michela, riprenditelo per un lunedì, ne abbiamo bisogno, eccheccazzo) Per la questura, cioè la finanza, corpo a cui - ricordo - sempre appartiene Zanel-Dimonio, appena 200.000; ma chi lo conosce sa bene che non sarebbero mai entrate nel circomassimo di viale Kant.
Anche quest'oggi il terzotempo vede i movimenti più significativi delle colonne granitiche (nel senso di ferme) del Teatro, che oltre alla lingua, attivano finalmente anche le mandibole.
Antipasto: ritorno all'antico classico calabrocubano: cambia il rum, Pampero come annunciato, torna la 'nduja, quella che si doveva mostrare in campo. Nessuno aveva mai osato un mojito senza Habana Club o almeno Bacardi, noi lo possiamo fare anche così, e il capitano approva l'esperimento.
Pane di grano duro (come la zucca di... si, la sua) e giusto equilibrio di maiale e peperoncino rendono il crostino iniziale tanto buono da dimenticare gli ultimi 20 minuti di berci tosco-umbro-marchigiani (ma non i primi 40). Quanto meno, il piccante stempera l'amarezza, dipinta sul volto di Leo, incolpevole ma remissivo.

Primo: Si arriva finalmente al piatto del trionfo, una gricia decisamente affinata rispetto alla versione precedente. Ancora poco studio, qualche amatriciana e saremo in grado di iscriversi al gran Premio Alta Sabina.
Secondo: il colpo di scena salta fuori sul secondo: il cuoco errante, smaltito il furore per una serata sprecata (faceva meglio a vedere Candycandy con la figlia), si presenta con un rustico di provato successo, una torta di radicchio rosso e ricotte (dolce e salata). Quand'ecco che Vasco, mai domo ma inquieto, somatizzava il suo fallimento di lidèr con un rauco grido all'attentato giudaicomassonico, sostenendo che la torta era stata proditoriamente farcita di odiato pesce. Nessuno poteva calmarlo né farlo ragionare (lo ha mai fatto, egli?), e alla fine avanzavano tre fette (la sua quota), gioia dei colleghi del sol levante, che questa mattina la sfilettavano come il pesce da sushi necessita.
Come non commuoversi infine di fronte alle perle di cioccolato che, annaffiate di barolo chinato, grappe e digestivi, hanno coronato un pasto già esageratamente lauto?
E' proprio quando Serusuke tira fuori le palle che Vasco si acquieta, iniettandosene una per ogni gol che non ha realizzato. E stiamo parlando di numeri a tre cifre.
Considerando anche la presenza della migliore stampa sportiva, bisognerà che per lunedì prossimo spirito solidale e innovazioni tecnico-tattiche partano un'oretta prima di ritrovarsi baldanzosi con le zampe sotto al tavolo. Ipse dixit

1 commento:

The Coach ha detto...

C'era il pesce, c'era il pesce... Maledetti! Affamatori del popolo!