Pur con il terribile anno bisesto alle spalle, tanti dubbi assillano e attanagliano l'animo del coach alla vigilia del primo big match del 2009. Tirato un sospiro di sollievo per la sentenza del suo mentore e nume tutelare, augurandosi di essere invitato al prossimo raduno a casa di Big Luciano, ha tanti interrogativi ai quali è difficile dare risposte:
primo, si gioca, ma contro chi? e di conseguenza, con quale casacca? quella bianconeruta o quella nerobiancuta?
secondo, Plotino, è a Roma? è in vineria? è a Milano? è nell'altra vineria? e la Moratti ha distribuito gli scarpini da neve? vole esse schierato in campo o a tavola? e stavorta, le porta du' fiale, o le promette solo? come al solito, i suoi interventi sibillini non chiariscono fino in fondo, ma manco fino a metà.
Terzo, chi sarà il teatrante da lasciare in tribuna? chi quello in migliore condizione?
Quarto, chi porta il panettone? si, perché, chiarito che il gas ci sarà per almeno i prossimi due mesi, l'unica prestazione di sicura eccellenza è come al solito quella di Serusuke, ai fornelli.
Ma nonostante il tema del terzo tempo sia prevedibile,
e l'esito alcolico della serata pure,
c'è un natale da santificare, e il tradizionale squaglio di cioccolata da
colare sul dolce meneghino per
antonomasia. Bebo, l'avrai ricevuto un cesto da un cliente al quale hai salvato il culo, no? beh, vedete che potete fa per guadagnarvi la convocazione a Capo Peloro. Aiutiamolo, il blaterone toscoumbromarchijano.
2 commenti:
smessi i panni di Fabrizio Bocca, Seru non manca di far danni neanche indossata la mitica tutina viola con "S" inscritta nella stella di Davide (Lippi). Le dichiarazioni non sono dello stesso tenore di quelle pronunciate dal suo alter ego nottambulo (vedi ultra*) ma la sua cocciutaggine nel volermi ancora romano ha più del superalcolico (checché ne dica d'altri) che di supereroico.
Se dico che sto qui, vordì che sto qui (come nelle piante urbane parigine e oramai d'ogni dove). Si ve dico che sto a lavorà, sto a lavorà. Che a Roma se lavora? e allora?
*IL SISTEMA Moggi esisteva, avvelenava il calcio e se qualcuno avesse avuto ancora dubbi ecco un'altra conferma: una condanna da un anno e mezzo a Luciano e un anno e due mesi al figlio Alessandro. Violenza privata. I responsabili di uno dei più grandi scandali sportivi condannati per aver usato metodi minacciosi con alcuni giocatori per convincerli a entrare nella famigerata Gea: l'agenzia dei figli di papà, ormai disciolta.
Un altra sentenza infanga l'italia: dopo Ustica e la strage di Bologna, i Moggi!
Ma ricorreremo in appello.
Giustizia trionferà!
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